Contributi… in salita

L’argomento “contributi” è sempre una materia spinosa, sia da affrontare, sia da spiegare, anche perché la galassia di questo sistema di aiuti in agricoltura è così ampia che sfido chiunque a comprenderla fino nelle sue più piccole pieghe, tra aiuti regionali, statali, comunitari, risarcimento danni per calamità naturali, ecc. Anche gli stessi addetti ai lavori (agricoltori, allevatori) spesso non sono a conoscenza di tutte le forme di aiuto economico a cui potrebbero aver diritto, ma si limitano a presentare le domande suggerite dai loro sindacati. Viceversa, chi è totalmente estraneo a questo mondo, ma sa dell’esistenza di generici “contributi”, pensa che tutto il mondo agricolo se la passi bene perché sommerso da finanziamenti di vario tipo. Inutile dire che la verità si trova il più delle volte nel mezzo…

Pascoli e prati sfalciati in alta quota in Val Venosta (BZ)

Recentemente su giornali locali sono comparsi articoli riguardanti una “truffa dei pascoli” tra Piemonte e Valle d’Aosta, altri casi erano emersi in passato in diverse regioni d’Italia. Colgo l’occasione per suggerirvi un libro che ho ricevuto dall’Autore nei mesi in cui questo blog era temporaneamente silenzioso e che illustra il fenomeno in un viaggio attraverso la penisola: “Pascoli di carta. Le mani sulla montagna” di Giannandrea Mencini, grazie al quale potrete scoprire quanto il fenomeno delle speculazioni (lecite e non) sui pascoli sia diffuso e complesso.

Alpeggio in Val Venosta (BZ)

Se parlate con gli allevatori, potrete sentir dire: “Dovrebbero togliere tutti i contributi, così a far questo lavoro resterebbe solo chi ha la passione e i nostri prodotti tornerebbero ad avere il loro giusto valore.” C’è chi vi racconterà di tirare avanti da anni senza contributi, lavorando come una volta, mungendo, facendo il formaggio e vendendolo direttamente, mentre spesso chi “vive di contributi” trae il proprio reddito soprattutto dal numero di capi, elemento fondamentale (insieme agli ettari di terreno in affitto o eventualmente di proprietà) per percepire somme anche molto ingenti. Chi ha ragione? Chi torto? Oppure la responsabilità è da addossare a un sistema pensato male e/o messo in pratica spesso scorrettamente?

Fienagione in Val Venosta (BZ)

Intendiamoci, non ritengo che gli aiuti alle aziende agricole siano totalmente da demonizzare, ma penso che buona parte del sistema attuale si presti fin troppo alle sopracitate truffe, senza peraltro portare alcun beneficio alla comunità nel suo complesso. Altri finanziamenti invece vanno già in questa direzione. Per esempio, chi alleva determinate razze autoctone in via di estinzione viene aiutato poiché da una parte salvaguarda la biodiversità e garantisce il mantenimento non solo degli animali, ma anche dei prodotti tipici derivati, dall’altra però alleva razze tendenzialmente meno produttive, quindi l’aiuto può andare a compensare questa redditività inferiore.

Ariete e pecora di razza Rosset alla rassegna annuale di Aosta

Secondo me sarebbe da premiare ulteriormente chi cura il territorio. Vi sono già misure in tal senso, ma molto meno importanti rispetto a quelle grosse cifre che permettono agli speculatori di accaparrarsi gli alpeggi a prezzi molto elevati, privando i piccoli allevatori della possibilità di competere nelle aste. Esempi da seguire ce ne sarebbero e non bisogna andare neanche tanto lontano per trovarli.

Paesaggio rurale nel Canton Grigioni – Svizzera

In Svizzera, paese dal territorio in gran parte montano, dove l’agricoltura è l’artefice del paesaggio così amato da chi frequenta quelle zone, facilmente nel periodo della fienagione vedremo i contadini impegnati con mezzi appositi anche su pendii a forte pendenza. Potremmo pensare: “Lo spazio è quello che è, tagliano il fieno tutto dove riescono per averne abbastanza.” Invece non è per quello, o almeno, non solo. Il contributo statale sugli ettari gestiti dall’azienda tiene conto anche della pendenza di questi. Più il versante sfalciato è ripido, più alto sarà il contributo. Il contadino viene ripagato per la fatica, per il costo dei mezzi che deve acquistare per curare questi terreni e… il paesaggio ne trae benefici non indifferenti. Non pensate che questo sistema potrebbe funzionare anche da noi?

Contadino svizzero intento a sfalciare i prati – Canton Grigioni

I contributi dovrebbero essere basati più sulla qualità (miglioramenti fatti) che non sulla quantità (ettari e capi di bestiame), purtroppo però un sistema simile sarebbe sicuramente non facile da quantificare e verificare. Per esempio si potrebbe premiare la buona gestione dell’alpe: creazione di appositi passaggi laddove i recinti intersecano i sentieri/piste dove transitano escursionisti, ciclisti, ecc., pulizia e ripristino di fontane, impiego di abbeveratoi adeguati o, più in generale, corretta gestione dell’acqua (elemento non trascurabile, di questi tempi), cura degli spazi intorno all’alpeggio, condizioni delle strutture d’alpe e dei pascoli stessi a fine stagione. Molte volte questi “dettagli” si trascurano per mancanza di tempo, ma se l’aiuto venisse elargito sulla base di questi parametri (e non sul numero di capi) uno potrebbe vivere (meglio) con meno animali, lavorando con ritmi più umani e impattando meno sul territorio.

Mezzi adatti alla montagna per la fienagione – Val Venosta (BZ)

Negli ultimi tempi alle aziende agricole sono stati dati anche aiuti per l’acquisto di macchinari. Si sa, i mezzi agricoli sono sottoposti a forti sollecitazioni, lavorano tra terra, polvere, sassi anche per molte ore consecutive, la sicurezza è importante, avere mezzi più moderni contribuisce all’efficienza, ecc ecc ecc… Ma molte volte il trattore è stato cambiato anche se ciò non era indispensabile. Avrebbe ancora potuto funzionare per anni. Soprattutto, a mio modo di vedere, molte aziende agricole di montagna sembrano voler fare concorrenza alla pianura con mezzi sempre più imponenti, non sempre così adatti al territorio su cui andranno ad operare. La Valle d’Aosta, con il suo territorio montuoso, perché non guarda alla Svizzera anche per queste cose? Perché (visto che è regione autonoma e può prendere iniziative diverse dal resto dell’Italia) non incentiva l’acquisto di quei mezzi che permetterebbero di tagliare a macchina anche i prati meno agevoli (evitandone così l’abbandono totale o l’utilizzo a pascolo sono in brevi periodi dell’anno)? Piccoli spunti e suggerimenti che ripeto da tempo, chissà che un giorno queste cose vengano in mente a chi ha poteri decisionali…

One Reply to “”

  1. “chissà che un giorno queste cose vengano in mente a chi ha poteri decisionali”

    Magari gli vengono in mente, magari
    Ma se sono idee tali da bypassare i “magheggi” locali, temo sarà ben difficile

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