La soddisfazione è essere su tutti insieme

Continuano le mie interviste negli alpeggi della Val d’Aosta, con incontri uno più bello dell’altro, sorprese, chiacchierate… In modo simile a quel che già mi capitava in Piemonte, anche qui a poco a poco sta partendo quel meccanismo per cui in ogni alpeggio mi chiedono notizie su i “colleghi” che ho già incontrato, oppure mi fanno raccontare com’è un certo vallone, un alpeggio.

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Dopo aver scaricato i formaggi, gli asini risalgono in alpeggio – San Grato, Issime (AO)

Nel Vallone di San Grato ad Issime non ero mai stata. Siamo nella vallata di Gressoney, vallata walser, ripida, aspra, rocciosa, eppure ancora tenacemente utilizzata dall’uomo. A San Grato si arriva in auto solo avendo il permesso, altrimenti l’auto dev’essere lasciata molto più in basso, poi si può scegliere se salire lungo la pista forestale o seguendo i vecchi sentieri. Giunti in prossimità del villaggio, ecco un primo segno di come vengono ancora utilizzati qui gli alpeggi: dei giovani stanno scaricando dal basto degli asini diversi formaggi prodotti in qualche alpeggio della vallata. Poi il conducente riparte con i suoi animali.

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Arrivando a Töifi – Issime (AO)

Chiediamo indicazioni per l’alpeggio della famiglia Ronco: “Quale Ronco?“, il cognome dev’essere comune, da queste parti. Ci sono mandrie qua e là nelle vicinanze, ma alla fine ci viene indicato il posto che cerchiamo, in mezzo ad un pianoro. Gli animali sono ancora in stalla dopo la mungitura mattutina, in un recinto ci sono solo i vitelli, che ci osservano passare, guardandoci con curiosità.

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Uscita dalla stalla – Töifi – Issime (AO)

Nei pressi di una delle numerose baite in pietra, c’è un gruppo di persone in attesa. Avevo concordato la data per salire qui, ma non avevo saputo dire un’ora esatta, dato che non sapevo quanto tempo mi ci sarebbe voluto per arrivare. Alla fine eccomi lì, a ricevere una bella accoglienza calorosa. Prima un po’ di chiacchiere e un “giro dell’azienda”, mentre gli animali vengono messi al pascolo, poi l’intervista.

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L’interno di una delle stalle – Töifi – Issime (AO)

Le baite sono state ristrutturate, manca ancora la casera, infatti il latte viene provvisoriamente lavorato in un container. E’ Pierangelo a raccontare. “Sono edifici tradizionali e la soprintendenza mette numerosi vincoli, non si possono fare modifiche, bisogna mantenere le altezze, non si può cambiare l’esterno. Essere riusciti a ristrutturare è una gran cosa, anche perché adesso non ci sono più i contributi come una volta. Devi fare delle gran battaglie, con tutti i vincoli che ci sono, e le spese sono elevate.

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Töifi – Issime (AO)

Le baite sono piccole, la famiglia è numerosa. La vera abitazione è poco sotto, dove finisce una pista trattorabile realizzata in un secondo tempo rispetto alla strada. “La pista fino a San Grato l’anno fatta nel 2002, 2003. Noi è da generazioni che saliamo qui, il papà è nato nella baita qui sopra. Abbiamo fatto una piccola pista fino alla casa, serve anche per aggiustare le baite, portare i materiali, i mezzi. Nel tramuto sopra si va solo a piedi, con il cavallo. I trasporti con l’elicottero sono troppo cari. A casa abbiamo tanti fiori, le bambine ci tengono ad averli.

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Le sorelle Ronco fanno uscire le vacche dalle stalle – Töifi – Issime (AO)

L’alpeggio è a conduzione famigliare: “Non abbiamo operai, qui siamo dai nonni ai nipoti. Ho tre figlie, una studia giù all’università, agraria. L’altra va all’Institut Agricole e la piccola adesso dice che vorrà fare veterinaria.” E’ Anna, la moglie di Pierangelo, a prendere la parola: “Le soddisfazioni per noi vengono dal lavoro, ma anche dal fatto che siamo qui tutti insieme. I giovani potrebbero aver preso altre strade. D’estate stanno qui, non scendono mai. Forse perché già d’inverno sono fuori casa, dovendo studiare lontano. Le abbiamo portate su tutte da piccole, sono nate una a gennaio, l’altra a marzo, l’ultima a maggio, ma sono sempre venute su già la prima estate.

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Pierangelo nel caseificio, Töifi – Issime (AO)

Bisogna girare la produzione del mattino. Da queste parti pensavo di trovare la Toma di Gressoney, ma invece anche questa volta mi trovo a fotografare fontine. “Ho sempre fatto Fontina. Lo scorso anno ho partecipato al concorso regionale e abbiamo preso una medaglia, è stata una grande soddisfazione.

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La stagionatura delle fontine, Töifi – Issime (AO)

La stagionatura inizia in alpeggio, ma poi le forme vengono vendute per completare il processo altrove. “La fontina d’alpeggio dovrebbe essere più valorizzata, visti anche i costi che ci sono per farla. Dobbiamo rifare le analisi dell’acqua ad ogni tramuto, tutti gli anni, e sono 95 euro ogni volta. Anche il latte, una volta al mese dobbiamo prendere il campione nella caldaia e portarlo noi ad analizzare!

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Foto di gruppo – Töifi – Issime (AO)

In alpeggio ci sono anche il nonno e la nonna, è diventata una cosa rara trovare tutta la famiglia insieme in alpeggio. Ciascuno svolge il suo ruolo, secondo le necessità e le possibilità. “Mungiamo con la mungitrice, ma su mungiamo a mano perché non c’è la corrente. Mungiamo un po’ tutti, anche le figlie, così imparano.

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Vallone di San Grato – Issime (AO)

Sarebbe stato bello continuare la chiacchierata, magari davanti al “piatto tipico della domenica di Issime”, un “riso con fagioli e tanto formaggio!“, come mi spiega Anna, ma decidiamo d proseguire fino al tramuto successivo. Lungo il sentiero, le tipiche architetture walser e i mezzi di trasporto locali, altri asini e muli con il loro basto carico di tutto ciò che serve. Sembra di aver fatto un passo indietro nel tempo.

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Madonna delle nevi – Issime (AO)

Nonostante le difficoltà negli spostamenti, il vallone è ancora molto utilizzato, anche se i pascoli (già esigui) sembrano essere sempre più invasi dalla vegetazione arbustiva. Salendo lungo il sentiero/mulattiera, si incontrano innumerevoli edifici più o meno in buone condizioni.

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Vallone di San Grato, Issime (AO)

Gli insediamenti in questo vallone sono molto antichi, ci sono edifici che risalgono anche al 1500. Ciascuno meriterebbe una deviazione, un’immagine, dato che ve ne sono di molto particolari.

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Vallone di San Grato, Issime (AO)

Costruito contro una roccia, vi è anche questa baita, alla quale è stato recentemente rifatto il tetto. La porta è solo accostata, al’interno un rapido sguardo rivela come siano state utilizzate le pareti rocciose già esistenti, oltre a questi particolari travi ricurvi. All’esterno, sulla sommità della roccia piatta addossata al muro a valle, è stato scavata a colpi di scalpello una sorta di canalina per convogliare le acque che defluivano dal tetto. Oggi è stata messa una grondaia nuova, precedentemente doveva essere in legno.

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Vallone di San Grato, Issime (AO)

 

Ecco l’alpeggio visto dall’esterno. Sicuramente un tempo ciascuna famiglia saliva con un numero molto inferiore rispetto ai capi di bestiame odierni, anche se qui comunque le mandrie non sono grosse, visti gli spazi a disposizione. Chi mantiene ancora vivo il mestiere dell’allevatore in luoghi come questi dovrebbe essere premiato, non è un’esagerazione parlare di una sorta di “eroismo”. Invece ahimè il sistema degli aiuti economici, i cosiddetti “contributi”, premiano le grandi estensioni, i grossi numeri

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